La cannabis ha indotto allucinazioni e aggravamento del Parkinson

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVIII – 13 novembre 2021.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

L’automedicazione e le pressioni esercitate dalle potenti lobbies internazionali che gestiscono le cifre da capogiro del commercio legale della cannabis, inducono sempre più persone a impiegare la “marijuana terapeutica”, anche contro il parere del medico che, nel caso ritenga necessario fare ricorso al tetraidrocannabinolo (THC), può prescrivere il dronabinolo. L’assunzione del vegetale, sia motivata in buona fede dalla convinzione della sua efficacia, sia quale pretesto in assuntori abituali o persone in cerca dei suoi effetti psicotropi, avviene spesso in presenza di dolore cronico. Gli effetti psicoattivi del THC sono esplicati attraverso la modulazione dei neuroni dopaminergici e ciò comporta, semplificando per ciò che concerne le altre azioni dovute all’interferenza con i recettori CB2 (ma anche CB1) per gli endocannabinoidi naturali (anandamide e 2-arachidonoilglicerolo), un innalzamento del livello cerebrale di dopamina.

Katie Pizzolato, David Thacker e colleghi coordinati da Veronique Michaud hanno presentato un caso clinico esemplare di allucinazioni e peggioramento sintomatologico indotto da assunzione di cannabis per dolore cronico.

(Pizzolato K., et al., Cannabis Dopaminergic Effects Induce Hallucinations in a Patient with Parkinson’s Disease. Medicina (Kaunas) 57 (10): 1107; Epub ahead of print doi:10.3390/medicina57101107, 2021).

La provenienza degli autori è la seguente: Office of Translational Research and Residency Programs, Tabula Rasa Health Care, Moorestown, NJ (USA); Tabula Rasa Health Care, Precision Pharmacotherapy Research and Development Institute, Tabula Rasa Health Care, Orlando, FL (USA); Viecare Butler, Program of All-Inclusive Care for the Elderly (PACE), Butler, PA (USA); Faculty of Pharmacy, University of Montreal, Montreal, QC (Canada).

Il rapporto su questo caso clinico è particolarmente interessante perché consente di intravvedere e dedurre la complessità di problemi che pone l’uso terapeutico della cannabis quale prodotto vegetale intero.

Un paziente di 57 anni affetto da malattia di Parkinson stava andando incontro ad un marcato peggioramento del tremore e alla spiacevole esperienza di allucinazione visive caratterizzate da immagini vivide, con grande effetto destabilizzante sull’equilibrio psichico di fondo, a dispetto di una regolazione fine della terapia antiparkinsoniana da parte del neurologo. Indagando più accuratamente le abitudini del paziente, si è scoperto che assumeva cannabis per trattare una lombalgia cronica.

L’esecuzione dello studio farmacogenomico (PGx) al test ha rivelato la presenza di varianti per i geni COMT e HTR2A. Tali varianti possono accrescere i livelli di dopamina sinaptica nei circuiti cerebrali implicati nella regolazione di funzioni psichiche, predisponendo il portatore alle allucinazioni visive.

Si è allora disposta l’interruzione dell’assunzione di cannabis da parte del paziente e, conseguentemente, si è potuta registrare una progressiva riduzione delle allucinazioni fino alla completa scomparsa.

Gli autori dello studio osservano che l’uso di cannabis continua a espandersi, poiché sta acquistando sempre più nel mondo consenso legale e accettazione come rimedio, i derivati della canapa, oltre a tutti i rischi per le azioni dirette e collaterali, presentano anche il problema di modificare l’azione farmacologica dei composti approvati dopo lungo e accurato iter sperimentale e somministrati nelle dosi e indicazioni specifiche della medicina scientifica, che in molti casi ottiene benefici certi per il paziente. Questo caso suggerisce che l’uso di cannabis in combinazione con farmaci che accrescono la sintesi e il rilascio di dopamina, particolarmente in persone che presentino varianti genetiche può accrescere la probabilità che si sviluppino allucinazioni vivide.

Queste condizioni supportano l’importanza di considerare le interazioni cannabis-farmaci e i dati PG-x quando si faccia una revisione per un trattamento sicuro.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-13 novembre 2021

www.brainmindlife.org

 

 

 

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